Our places: Teatro Sociale di Camogli

By Emilia Campagna

May 10, 2017

La residenza di Theresia a Camogli sarà nel segno di un doppio incanto: quello del bellissimo borgo ligure, sospeso tra il mare e i profumati boschi del promontorio di Portofino, e l’incanto del Teatro Sociale, gioiello ottocentesco riportato in vita dopo una chiusura e una decadenza più che ventennale. “Un vero e proprio miracolo” lo definisce Nicola Costa, componente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Teatro Sociale di Camogli e protagonista fin dalle prime fasi di uno straordinario processo che nella convergenza di pubblico e privato ha trovato le risorse – finanziarie e umane – per riaprire il luogo simbolo della cultura in città.
Proprio Nicola Costa ci racconta la storia e le vicende del Teatro: “E’ una storia particolare: il Teatro fu costruito negli anni Settanta dell’’800 per iniziativa totalmente privata; a quel tempo Camogli, pur essendo un piccolo borgo era il centro della marineria italiana. Si navigava ancora a vela e qui c’erano i principali armatori, con una grande concentrazione di attività. Fu un periodo di grandissima prosperità, e a Camogli vivevano personaggi abbienti, capitani di navi ed emigrati di ritorno che avevano portato ricchezza in città. In quel clima di grande benessere, sessanta famiglie camogline si consorziarono e costruirono a loro spese uno splendido teatro all’italiana, con 200 posti in platea e 300 nei quattro ordini di palchi, su progetto di Salvatore Bruno, lo stesso architetto che realizzò il Teatro Modena a Genova Sanpierdarena. Purtroppo la prosperità di Camogli non durò a lungo: nei primi anni del XX secolo vi fu un crollo, dovuto al passaggio alla navigazione a vapore, passaggio che gli armatori camoglini non seppero cogliere.”

Cosa successe allora al teatro?

“Vicende le più varie, con interventi di restauro negli anni Venti e una decadenza accentuata dopo la Seconda Guerra Mondiale, finché negli anni ’80 il teatro fu chiuso. Verso la fine degli anni ‘90 del secolo scorso ci furono le prime iniziative per riaprirlo, ma si scontrarono con mille difficoltà; nel 2002, durante il mio ultimo anno come Sovrintendente al Teatro Carlo Felice di Genova, fui coinvolto nel progetto di riapertura e nel 2004 venne istituita la Fondazione Teatro Sociale di Camogli. Una delle prime difficoltà da superare fu convincere i “palchettisti”, ovvero gli eredi delle famiglie che avevano costruito il Teatro, a cedere in comodato gratuito le loro quote di proprietà alla Fondazione: fu difficile perché nessuno credeva al progetto, anche perché la Fondazione era nata dal nulla ed era senza mezzi. Nei primi anni abbiamo fatto un grandissimo lavoro per reperire i fondi, e nel corso degli anni il lavoro è andato avanti: abbiamo avuto il sostegno della Regione e della Cassa di Risparmio di Genova che hanno contribuito per l’80% della spesa complessiva, di circa 7 milioni di Euro; accanto a loro naturalmente anche i Comuni di Camogli, Recco ed altri comuni limitrofi.”

C’è stata anche la partecipazione di privati?


“Sì, in particolare si è costituita l’associazione “100 famiglie” composta da cittadini di camogli, tra cui anche i ‘palchettisti’.”

Uno straordinario processo che nella convergenza di pubblico e privato ha trovato le risorse – finanziarie e umane – per riaprire il luogo simbolo della cultura in città

Il Teatro ha riaperto da pochissimi mesi: è cambiato qualcosa a Camogli ora che la città ha di nuovo il proprio teatro?

“Sicuramente è cambiato molto: c’è un vero e proprio fermento culturale che si è innestato sul terreno del Festival della Comunicazione, fondato qua tre anni fa da Umberto Eco. Si sono moltiplicate le iniziative e il Sociale è un luogo vivo, basti pensare che i corsi della locale scuola di musica sono stati spostati all’interno del teatro. e poi pensiamo anche al fatto che a Camogli non c’è un’altra sala da concerto: prima della riapertura del teatro la musica si faceva o nelle chiese o nell’unico albergo della città che ha un’ampia sala, utilizzata anche per convegni e altre manifestazioni.”

Che tipo di programmazione c’è al Sociale?

“Una programmazione molto diversificata, curata per la direzione artistica da Maria De Barbieri e realizzata in collaborazione con altre realtà: per la parte musicale c’è una forte relazione con la GOG, la Giovine Orchestra Giovanile, la più importante società di concerti ligure, con una storia di più di cent’anni alle spalle, e con il Teatro Carlo Fenice che ha portato qua a Camogli i propri ensemble. E naturalmente con il “Gruppo Promozione Musicale” di Camogli, un’associazione cui fa capo anche la locale Scuola di Musica. Per la prosa quest’anno abbiamo invitato i principali teatri genovesi a portare a Camogli una o due delle loro produzioni a costi per noi accessibili, e abbiamo avuto la risposta positiva dal Teatro Stabile, dal Teatro della Tosse e dal Teatro di Voltri.”

Che tipo di pubblico frequenta il Teatro?

“Abbiamo una parte di programmazione più generalista rivolta principalmente ai camoglini, ma in molti casi il pubblico arriva dai comuni limitrofi, e anche da Genova: la prosa e la musica incidono su un comprensorio che va da Nervi a Chiavari, un comprensorio nel quale non ci sono altri teatri della dimensione del Sociale.”

È la prima volta che a Camogli si ospita la residenza di un’orchestra ma io ho avuto in mente la possibilità di realizzare qualcosa del genere da sempre

Theresia Youth Orchestra sarà in residenza a Camogli per una settimana: cosa rappresenta questo per il Teatro Sociale?
“Questa è una splendida opportunità: è la prima volta che a Camogli si ospita la residenza di un’orchestra ma io ho avuto in mente la possibilità di realizzare qualcosa del genere da sempre. Il Teatro è un gioiello di acustica che tutti ci ammirano e la città di Camogli è un luogo delizioso, ideale per coniugare la serietà del lavoro d’orchestra con il piacere di un soggiorno in un posto così bello.”

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About Emilia Campagna

Journalist and musician, Emilia is a blogger for Theresia